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Frutta, verdura, olio d'oliva extravergine e uova da agricoltura biologica
     
     
     


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  Il biologico
Fino alla fine degli anni ’40 l’agricoltura in Italia era incentrata soprattutto sulla forza lavoro costituita da circa il 40% della popolazione, poi con l’arrivo del boom economico, lo sviluppo della meccanizzazione e della chimica permisero una crescita agricola dove oggi solo il 3% della popolazione lavora nei campi mettendo a disposizione dell’intera nazione i prodotti che da essi ne scaturiscono. Se da una parte tutto ciò ha permesso un benessere economico indiscutibile dall’altra ha legato il prodotto agricolo a semplice merce di scambio come se fosse un abito o un telefono, privandolo di quel requisito fondamentale che è intrinseco in esso: il sostegno per la nostra vita, importante come l’acqua, dal quale dipende il nostro benessere. Il biologico ha quindi ridato importanza al cibo che noi consumiamo in quanto racchiude in se sia l’aspetto salubre dell’alimento sia il rispetto che si ha dell’ambiente dove questo viene prodotto. Oggi scegliere biologico significa incominciare a prendere atto che è necessario attuare un cambiamento dei nostri stili di vita per lasciare alle generazioni future un pianeta capace di sostenerci tutti, dove le risorse sia ben distribuite ed accessibili a tutti.
 
   
    Ma i detrattori dicono che il bio non può essere per tutti, che è rivolto solo ad una nicchia di persone benestanti che se lo possono permettere mentre nel mondo milioni di persone hanno problemi a mangiare e che questo sistema non è quindi in grado di sfamare tutti; ebbene se tutto questo poteva essere vero vent’anni fa oggi, grazie all’impegno della ricerca, dell’industrie meccaniche e farmaceutiche, dell’istituzioni, tutte spinte dalla domanda del mercato alimentare, questo non è più vero. Si tratta soprattutto di cambiare mentalità: in primis l’agricoltore che deve puntare a produrre un prodotto di qualità anche a discapito della quantità ben sapendo che la differenza sul guadagno sarà ricompensata da un maggior prezzo alla vendita anche perché comunque è lui quello che maggiormente investe e rischia; il commerciante che sa di vendere un bene primario importante per tutta la popolazione e dare quindi ad esso il giusto valore; il consumatore che si deve rendere conto che ciò che compra è “ sacro” perché dietro ogni alimento vi è una storia che racchiude territorio, tradizioni, comunità, benessere (in tutti i sensi, anche quello salutistico) e che quindi lo spreco deve essere bandito.
Per chiudere questo discorso e passare poi a descrivere per somme linee come si fa agricoltura biologica, vorrei raccontarvi l’aneddoto che ci ha convinti a lasciare l’agricoltura convenzionale.
Verso la fine degli anni novanta una nota casa farmaceutica tedesca ha messo in commercio per noi agricoltori un insetticida chimico sistemico (che viene cioè assorbito dalla pianta) che protegge le piante per sei mesi dalla maggior parte degli insetti dannosi: quindi quando uno di questi insetti si posa sulla pianta trattata o su uno dei suoi frutti punge, succhia e muore! Ben inteso tutto ciò è legale perché dietro ci sono stati studi tossicologici che hanno visto come il proncipio attivo, che fa secco un insetto, non fa male all’uomo (anche se non esistono studi tossicologici inerenti l'interazione di più principi attivi). Accade così che la pesca che per prima mangiavamo a giugno, conteneva quel principio chimico che avevamo dato a marzo alle piante prima della fioritura!!! C’è da dire ancora che queste case farmaceutiche mandano presso le aziende agricole i loro tecnici che facendo consulenze agronomiche gratuite incentivano gli agricoltori a comperare ed utilizzare i loro fitofarmaci.
In tutto ciò abbiamo visto il declino del nostro lavoro: il tecnico che viene nell’azienda e ti dice quello che devi fare privandoti della tua libertà e delle tue responsabilità, l’insetticida che per mesi ti permette di non prestare la dovuta attenzione su quello che succede nel campo perché c’è un agente chimico che controlla per te, il tutto in nome della logica di mercato:abbattere i costi di produzione. Ma a che prezzo? Crediamo che il lavoro di un agricoltore sia non solo la produzione di prodotti agricoli salubri e sapidi ma anche la salvaguardia dell’ambiente dove esso opera perché ogni più piccolo appezzamento di terreno lavorato da un contadino anche se è direttamente suo, indirettamente è di tutta la collettività.
Ora qui di seguito cercheremo di spiegare come le successive tecniche agricole inserite nel disciplinare dell’agricoltura biologica ci aiutino a produrre ortaggi e frutta saporiti e privi di residui chimici nel rispetto dell’ambiente. Il nostro soggetto principale è il terreno che deve essere mantenuto nel giusto equilibrio fisico e chimico grazie a lunghe rotazioni ( evitare cioè di succedere sullo stesso terreno la stessa specie vegetale), lavorazioni meccaniche appropriate , concimazioni oculate.
Il ciclo di ogni coltura inizia dalla lavorazione del terreno e successivo interramento dei concimi organici quindi si prepara la terra per la semina o il trapianto.La distruzione delle malerbe si effettua o con una falsa semina ( si irriga il terreno lavorato, si aspetta che le infestanti nascono e successivamente rilavorarlo) oppure con sarchiature ripetute.
La semina diretta in campo avviene soprattutto per le verdure a foglia (bietole, spinaci, ecc..) mentre per quelle a frutto (pomodori, meloni, ecc.) si effettua il trapianto delle piantine in pieno campo .L’utilizzo delle sementi è certificato (no O.G.M.) e si segue lo sviluppo delle piante dalla nascita fino alla raccolta .La difesa delle piante si attua solamente quando vi è veramente necessità e si utilizzano solo prodotti inseriti nei disciplinari di agricoltura biologica (nessun concime chimico,né diserbanti, ne anticrittogamici e insetticidi chimici bensì prodotti di esclusiva origine naturale quindi facilmente biodegradabili) e tutte le tecniche di lotta biologica come l’utilizzo di insetti predatori che mangiano insetti dannosi (efficacissimi in serra).
Nelle serre l’impollinazione dei fiori è assicurata dalla presenza dei bombi che ad inizio fioritura liberiamo ponendo l’arnia all’interno delle serre stesse.
Per quanto riguarda il frutteto dopo la potatura invernale e le contemporanee concimazioni organiche (letame o sovescio) si effettuano prima della fioritura i trattamenti anticrittogamici con rame (ammesso nei disciplinari di agricoltura biologica) , si posizionano le trappole per il monitoraggio degli insetti dannosi che vengono controllate tutti i giorni per verificare se eventualmente intervenire o con lanci di insetti utili oppure con insetticidi di origine vegetale (piretro, estratti di semi di neem, ecc.).Se per un frutteto biologico l’irrigazione non è indispensabile (a patto di gestire in maniera oculata il terreno per evitare problemi di evaporazione) così non si può dire per l’orto. L’irrigazione che effettuiamo è quella localizzata, cioè tubicini posizionati lungo la fila della coltura che dispensano la giusta quantità d’acqua necessaria alla vita e produzione della pianta: in questo modo si risparmia acqua ed energia elettrica per distribuirla.
L’agricoltura biologica è quindi un sistema di coltivazione che prevede concimazioni, trattamenti ed altro come l’agricoltura convenzionale con la sostanziale differenza che i prodotti che si usano sono esclusivamente di origine naturale e quindi facilmente biodegradabili dal sistema ambiente ma soprattutto lo scopo principale è quello di alterare il meno possibile l’equilibrio esistente nell’orto, frutteto, campo, a loro volta inseriti nel loro territorio in maniera tale che ciò che si coltiva sia un tutt’uno con il bosco o la siepe che lo delimitano; in questa maniera si ristabilisce un equilibrio ecologico dove l’intervento dell’uomo è necessario solo in sporadici casi. Ad esempio nella coltivazione delle brassicace ( cavoli, broccoli, ecc) che iniziamo a fine estate per poi proseguire per tutto l’inverno dopo alcuni anni non abbiamo avuto più alcuna necessità di trattare le piante contro la cavolaia (il bruco che divora le piante) perché si è spontaneamente reintrodotto nell’ambiente il parassita naturale che controlla questo temibile insetto e la presenza di alcune piante infestate è trascurabile perché il danno economico per la mancata raccolta è irrilevante.